Come controllare gli attacchi della fame

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La fame è una delle pulsioni primarie, uno stimolo intenso legato al primordiale istinto di sopravvivenza ma nella nostra epoca sono altri i fattori che entrano in gioco.

Il continuo bombardamento pubblicitario che propone piatti invitanti, dolci ipercalorici, specialità pasticciere si scontrano con diete, creme, snack ipocalorici e con quel radicato pensiero occidentale che sposa in toto il binomio magrezza=bellezza.

 

A differenza di quanto avviene negli animali, per l’uomo la fame non è il semplice risultato di bisogni fisiologici. Ce ne rendiamo conto quando al termine di un lauto pasto, nonostante la cintura dei pantaloni ci indichi chiaramente di sospendere l’assunzione di cibo, non sappiamo rinunciare ad una fetta di dolce. Altra esperienza comune riguarda l’incapacità di staccarsi dal famoso barattolo di nutella, nonostante una psiche fortemente combattuta tra ingordigia, sensi di colpa ci suggerisca di non arrivare a raschiare il fondo.

Ma come funziona?

Due centri ipotalamici, influenzati da numerosi neurotrasmettitori ed ormoni, inviano segnali che spingono o meno alla ricerca di cibo. In condizioni di digiuno è attivo il centro della fame, dopo il pasto prevale quello della sazietà. Tali centri ricevono innumerevoli segnali regolatori, alcuni dei quali più rilevanti degli altri. L’intensa ricerca sui meccanismi fisiologici alla base di quel male pauroso e preoccupante chiamato obesità , ha portato alla formulazione di molteplici teorie, ma vediamo le principali:

TEORIA GLUCOSTATICA: Lo stimolo più importante sulla regolazione dell’appetito è la glicemia. Dei recettori cerebrali monitorizzano costantemente la concentrazione di glucosio nel sangue. Non appena la glicemia tende a scendere al di sotto dei valori di guardia si innesca lo stimolo della fame. Viceversa quando il glucosio ematico si alza eccessivamente il cervello capisce che non è più necessario mangiare.

TEORIA LIPOSTATICA: I centri della fame e della sazietà sono pesantemente influenzati dai depositi di grasso dell’organismo. Quando le scorte lipidiche iniziano a scarseggiare il centro della fame stimola l’assunzione di cibo. Non appena i depositi adiposi vengono ricostituiti il cervello riceve un segnale inibitorio sullo stimolo della fame.

 

Come spiegare tutto questo?  L’organismo umano è basato su finissimi sistemi di regolazione che hanno lo scopo di mantenere l’omeostasi, cioè la stabilità e l’equilibrio dell’ambiente interno. Ne consegue che ad ogni azione segue una reazione uguale e contraria che tende a riportare il sistema in equilibrio. Per preservare la salute e migliorare l’efficienza del sistema, il corpo ricorre ad una rete integrata di segnali, in grado di interagire ed influenzarsi a vicenda. Così, se uno di loro va in tilt, la stabilità del sistema è comunque assicurata dall’attivazione di segnali con analoga funzione.

Fame e appetito non sono sinonimi. Mentre il primo termine è utilizzato per indicare quella sensazione istintiva ed incontrollabile che ci spinge all’immediata ricerca di cibo, l’appetito dedica maggiore attenzione all’aspetto qualitativo del cibo.