I Carboidrati: amici o nemici?

Spread the love

di Romina Russo

Negli ultimi anni, la crescente diffusione delle diete proteiche e dei regimi alimentari low carb ha riacceso il dibattito sull’effettiva validità della dieta mediterranea come modello di alimentazione perfetta, nonché sul reale impatto che il consumo di carboidrati può avere sulla forma fisica.

Nei casi di sovrappeso più o meno grave, si tende sovente ad identificarne la causa nei carboidrati ed a limitarne fortemente il consumo, dimenticando i gravi rischi per la salute connessi ad una loro eliminazione troppo drastica e le difficoltà incontrate dall’organismo nel produrre energia nei casi di un loro apporto insufficiente o inadeguato.

Il 40% dell’introito calorico giornaliero per un individuo sano dovrebbe provenire dai carboidrati, i quali, assicurando un senso di sazietà particolarmente prolungato, rendono possibile il consumo di portate maggiormente ridotte e scongiurano il rischio di dannosi fuoripasto. Essi sono costituiti da lunghe catene di saccaridi, molecole di zuccheri che determinano prodotti finali diversi a seconda della differente combinazione che assumono, e che, se assunte in quantitativi adeguati, vengono impiegate dall’organismo come “carburante” per la produzione di energia, mentre in caso di consumo eccessivo finiscono per dare origine ad accumuli adiposi.

carboidratiA concorrere alla demonizzazione dei carboidrati contribuisce, molto spesso, il loro indice glicemico, vale a dire il tempo che impiegano nel determinare una risposta insulinica, cioè la sintesi dell’ormone preposto ad immagazzinare i nutrienti degli alimenti, l’ insulina per l’appunto. Una abbondante produzione di insulina, resa necessaria dal consumo di alimenti ad elevato indice glicemico per far fronte ad un’ improvviso eccesso di zuccheri nel sangue, che finiscono per essere trasformati in grasso, determina in breve tempo una condizione di ipoglicemia, responsabile di un generalizzato senso di stanchezza e di malessere che poi porta nuovamente alla fame, inducendo al consumo di altri carboidrati.

Il consumo di carboidrati complessi a basso indice glicemico, come frutta e verdure o anche pasta senza condimenti particolarmente ricchi di grassi, immettendo nel sangue gli zuccheri in maniera graduale, non determina picchi glicemici violenti ma assicura energia e sazietà prolungate e costanti, aiutando a stabilizzare l’umore e l’appetito ed a evitare l’insorgenza del senso di spossatezza o il continuo bisogno di spuntini.

Un’alimentazione equilibrata, dunque, così come un qualsiasi piano alimentare finalizzato al dimagrimento, non deve mettere al bando i carboidrati, ma semplicemente selezionarli in base alle loro caratteristiche e prevederne un consumo commisurato al fabbisogno energetico dell’individuo.